Descrizione
A Mosca, poco lontano dal Cremlino, la Cattedrale di Cristo Salvatore è la sede del patriarcato ortodosso: fu demolita per edificare un palazzo dei Soviet che non fu mai terminato, poi trasformata in una gigantesca piscina, infine ricostruita com’era. Nella cittadina di Kubinka, poco più a est, c’è invece la Chiesa delle forze armate, interamente composta con materiali di guerra: cingoli, mezzi militari, armi abbandonate dai nazisti in fuga. Edifici come questi ci parlano della stretta interdipendenza che da sempre esiste in Russia tra Stato e Chiesa e che da quando Kirill è diventato patriarca, nel 2009, si è intensificata secondo l’antico principio bizantino della sinfonia: entrambe le istituzioni operano per conto di Dio, in piena unità di intenti. Non c’è da stupirsi dunque che un afflato messianico percorra la storia russa, dalla figura paterna e autorevole dello zar alla palingenesi della rivoluzione d’Ottobre; da Stalin che, mentre chiama il popolo a raccolta per la guerra, riapre gli edifici di culto fino ai sogni imperiali di Vladimir Putin, tinti di onnipotenza. Non si può capire la Russia, con le motivazioni e le possibili escalation delle sue scelte politiche e militari, senza andare al fondo di questo intreccio affascinante e infiammabile di elementi politici e religiosi. In un viaggio ricco di letteratura e attualità, che interpella i grandi filosofi e poeti del passato e gli ideologi di oggi, Andrea Tarabbia esplora una questione cruciale: se essere russi è considerato un destino, una missione per conto di Dio, e se la Russia, in definitiva, esiste solo come impero, è davvero possibile la pace?