Descrizione
Ho urlato quando le regole più elementari imponevano di parlare piano, ho taciuto quando dovevo assolutamente dire qualcosa, non ho saputo stare al mondo. Ecco, non ho mai saputo stare al mondo. Ho sempre scelto a sproposito le occasioni per parlare o per stare zitta. Ho ingarbugliato tutto, ho confuso tutte le cose fino a non potermi più ritrovare». Sono parole di Mariana Toledo, la protagonista del primo lungo racconto che dà il titolo, e insieme il passo, a questa raccolta. Mariana ricorda la sua vita di donna messa da parte – l’abbandono del marito per una nuova relazione, il figlio non avuto – ed esplora se stessa, quasi si ferisce, in una lucida autoanalisi. Pubblicato in Portogallo nel 1959, quando regnavano la dittatura di Salazar e i rigidi editti della Chiesa cattolica, Tanta gente, Mariana fece scalpore. I racconti che compongono questo libro appartengono a un momento storico e a un paese, ma li trascendono, sono pagine che potrebbero essere state scritte oggi, nella precisione chirurgica con cui ritraggono l’eterno paradosso della vita umana. Maria Judite de Carvalho, scrittrice segreta di una grande letteratura segreta, mette in scena la mediocrità e l’indifferenza della società di fronte a situazioni limite come il rapimento, lo stupro, il tradimento, l’aborto, il suicidio. Sono storie di donne e uomini perennemente in conflitto: con le loro famiglie, con se stessi, con la prospettiva di un futuro migliore, o di qualsiasi futuro. Sono resoconti duri e inflessibili di donne intrappolate da una cultura che le valorizza come lavoratrici o mogli, mai come persone, mentre l’orizzonte della sessualità oscilla pericolosamente tra la libera scelta e l’inganno. La prosa crudele ed elegante di de Carvalho esibisce un sublime senso dell’umorismo nel raccontare l’amore e il disamore, il desiderio, l’attesa e la rovina privata, tuffandosi nelle profondità dei suoi protagonisti alla deriva nelle trame della vita quotidiana. Difficile attraversare le storie di questi otto racconti, e restare indenni. «In tempi come quelli odierni», ha scritto Giulia Caminito nella sua luminosa postfazione, «dove si ha spesso paura a spaventare il lettore e la lettrice, e dove si cerca persino nella scrittura risoluzione, accomodamento, salvezza, per fortuna esistono scrittrici del passato come de Carvalho che del confronto con gli abissi non hanno avuto alcuna paura».