Descrizione
Venezia, 1946. La guerra è finita, con il suo carico di dolore e di sterminio. I veneziani riprendono a respirare e nelle sinagoghe riaperte da poco si tornano a celebrare i riti banditi da tanto tempo. Ma la morte non ha finito di colpire. Il maresciallo Giuseppe Russo è alla sua scrivania, soffocato dalle carte. Non ha nessuna voglia di lavorare e il suo pensiero torna di continuo alla giovane moglie, con cui preferirebbe stare piuttosto che passare la giornata in ufficio, ma a un tratto riceve una telefonata di un’anziana donna che lo informa di aver visto un cadavere in una calle. Quando si reca sul posto scopre che il morto è un commissario di polizia, notoriamente vicino alla Repubblica sociale italiana e ai nazisti con cui si diceva avesse a lungo collaborato. Il maresciallo Russo viene incaricato delle indagini e quello che scopre rende il caso particolarmente complesso. Il commissario era un uomo spregiudicato; appassionato di gioco d’azzardo, perdeva spesso e aveva debiti con quasi tutti i suoi compagni di gioco. Poi c’è il suo passato di delatore, di poliziotto spietato e senza scrupoli. Le strade da seguire sono molte e il maresciallo vi si applica con l’intuito e l’intelligenza che lo caratterizzano, senza rifiutare, ancora una volta, la collaborazione dell’amico Rodolfo, il giovane ebreo che l’ha aiutato nei casi precedenti.