Descrizione
Pubblicato in maniera indipendente – cioè autopubblicato, senza un editore – nell’agosto del 2023, “Il mondo al contrario”, l’ormai celebre libro del generale Roberto Vannacci, è diventato un vero e proprio caso mediatico. Il libro è stato protagonista sui social italiani per lungo tempo, spesso sventolato come una bandiera da una platea numericamente tutt’altro che esigua, che fosse stato letto o meno. In breve, è diventato un simbolo. A cosa si deve tanto rumore? Che tipo di simbolo sarebbe questo strano testo, frutto delle privatissime opinioni di un generale delle Forze Armate prima di oggi praticamente ignoto? Per capirlo, per avere un’idea precisa della pericolosità intrinseca del Vannacci-pensiero, serve un’analisi puntuale del testo, come quella che qui offre Massimo Arcangeli, che sia in grado anche di rintracciare le radici profonde delle idee del generale, contrapponendo loro i dati fattuali e le controa-rgomentazioni necessarie. Perché dietro a ogni argomento affrontato da Vannacci nel suo libro – che si parli di omosessualità, di razza, di ecologia o di famiglia – c’è una lunga storia, una storia che non vorremmo ripetere, perché non ha portato nulla di buono. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, nel quale si riabilitano in maniera strisciante stereotipi e modi di pensare dal sapore antico e inquietante, desta preoccupazione l’eco provocata da un semplice libro, che evidentemente ha toccato un nervo scoperto, o forse un nervo lasciato colpevolmente scoperto da una società civile non troppo attenta.