Descrizione
Londra è una miniera di notte e un cantiere di giorno. Tra i suoi ponteggi e i suoi tunnel, Duna si è laureata in Filosofia nell’università più illuminata d’Inghilterra, e ora legge sceneggiature o quasi sceneggiature: quasi legge, anzi, più che altro immagina. Nonostante sia molto giovane, Duna ha già una vita di prima. Tra la vita di adesso, seduta a una scrivania davanti a un collega più grande che le si rivolge in modo gentile e che di certo la ama, e la vita di prima a Roma, seduta in un’aula scolastica o su un motorino in compagnia di Veronica, c’è un proiettile la cui vittima non è ancora decisa. Duna voleva scrivere un romanzo, ma ha smesso. Il protagonista era un ragazzo vestito da pagliaccio armato di mannaia. Forse non era uno sconosciuto. Duna gioca con Alexander, un amico geniale e lunatico ricoverato in una clinica psichiatrica: si parlano attraverso gli slogan pubblicitari. E cammina, Duna, per Londra, cammina trascinando la sua bicicletta. Il suo disincanto è devoto all’idea di dimostrare che gli altri esistano e non ci abbandonino. Duna incontra un giovane e famoso cantante, Clement. Si innamorano, solo che il lieto fine, nelle favole come nella vita, dipende sempre da dove smetti di raccontare la storia, e qui non si sono fermati in tempo. Se non fosse che, tornando da una festa alla quale era andata con lui, Duna, attraversando il ponte dei Frati Neri, nella notte in cui più intensamente di altre medita il suicidio, incontra un uomo. E l’uomo ha una pistola. Tra la vita di adesso, a Londra, senza più un amore, e la vita di poi, ancora a Londra (ma chissà per quanto), ci sono quel proiettile e la sua vittima. E non c’è nulla nel mondo che possa farci cambiare: non c’è nulla negli altri, ci siamo noi.