Descrizione
Le definizioni che ci incolliamo addosso, o quelle che ci vengono imposte da altri, sono come linee rette che si incrociano e formano una gabbia da cui è impossibile uscire. Almeno così sembra ad Anaïs, costretta in una serie di ruoli che la fanno sentire inadeguata: fidanzata noiosa, figlia inetta con un lavoro frustrante, sorella di una donna che è riuscita ad avere successo conciliando carriera e famiglia. Anaïs si sente soffocare, e tutto precipita quando viene licenziata e lasciata dal fidanzato. Al culmine della disperazione, decide di trasferirsi a Limoges, secondo il suo tatuatore la città più triste dell’intera Francia. Parte senza speranze, solo per allontanarsi da tutti e vivere in un luogo che sposi la sua infelicità. Limoges, però, la sorprende: nelle stradine e negli antichi crocicchi incontra persone nuove, che le regalano una prospettiva diversa su di sé e sugli altri: la grintosa ottantenne Tiziana, che le offre una casa, e il giovane professore Emone, che intravede in lei qualcosa di più di una ragazza alla deriva. Piano piano, i ruoli di cui Anaïs si sentiva prigioniera vengono scardinati. Perché il percorso di ciascuno di noi è fatto di linee rette e angoli che potrebbero sembrare vicoli ciechi, ma ogni spigolo può essere appianato grazie all’aiuto delle persone che incontriamo lungo il cammino. Pauline Harmange è una voce giovane che ha conquistato le classifiche francesi con il suo pamphlet “Odio gli uomini”, un fenomeno del passaparola venduto in tutto il mondo. Nel suo romanzo d’esordio parla a tutti quelli che sono rimasti incagliati in un’esistenza che non vogliono davvero. Perché spesso siamo noi a rinchiuderci in uno spazio angusto ma, se ci concediamo di uscirne, possiamo godere appieno l’esperienza di ogni attimo.